Attenti al Lupo!!

Da il 21 agosto 2017
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Nuove predazioni in Val di Fassa: un asinello abbattuto durante la notte del 15 agosto in Val Monzoni. Disperato e preoccupato il pastore del Rifugio in alta quota, alla sua seconda perdita estiva, dopo la morte di una manza i primi di Agosto.  “Viviamo nella speranza che finisca presto l’estate per tornare a valle”.

Lupi e prede: una battaglia lunga miliardi di anni che fa sempre discutere, soprattutto quando le prede sono poveri animali indifesi come manze, asini e cavalli.

Altra preda inaspettata per il lupo alfa, adulto e solitario, che si aggira in territorio di Fassa da Maggio scorso; stavolta la cattiva sorte è toccata ad un asinello del pascolo in Val Monzoni, sopra il comune ladino di Pozza di Fassa. La carcassa del povero asinello è stato trovato la mattina del 16 agosto. E come si può immaginare, dalla leggenda alla realtà, la paura di vere e proprie decimazioni di bestiame inizia a farsi strada. Ma il lupo, se anche è vero che perde il pelo ma non il vizio, se caccia lo fa in territorio florido e ricco di possibilità predatorie.

Siamo cresciuti con fiabe che lo dipingevano come un mostro divoratore di bambini, come un predatore senza logica e pietà; feroce e spietato. Nulla di più lontano dalla verità. La ferocia applicata al lupo evoca erroneamente una presunta natura “maligna” del predatore, un errore di prospettiva fuorviante. Solo un uomo può essere feroce, scegliendo di esserlo. Naturalmente un predatore può essere aggressivo, imprevedibile, anche pericoloso a volte, ma mai feroce e soprattutto non per l’uomo, semplicemente segue la sua natura, sapendo cacciare quando ha necessità soprattutto animali selvatici come cervi, caprioli, camosci e cinghiali; ma anche bestiame libero come pecore, mucche, cani, cavalli e purtroppo anche asinelli.

asinello sbranato da lupo in val di fassa 16.8.17

PREDATORE E PREDE: ciò che si dovrebbe sapere!

Iniziamo dal lupo, perché è riapparso dopo decenni di assenza e perché proprio in queste zone alpine e dolomitiche in particolare? Cosa lo ha spinto qui? E’ un lupo solitario o viaggia in coppia? Innanzitutto bisogna dire che in ambito regionale, l’attuale presenza del lupo ha avuto origine con l’arrivo di un primo esemplare di lupo femmina nelle montagne della Lessinia ad inizio 2012, a cui ha fatto seguito nella primavera dello stesso anno l’arrivo, nella stessa area, di un secondo esemplare, maschio, proveniente invece dalla popolazione balcanico-dinarica, la cui dispersione si era potuta seguire in quanto dotato di radio collare nell’ambito di un progetto di ricerca condotto dall’Università di Ljubliana (SLO).

L’incontro dei due esemplari e il successivo evento di riproduzione, (accertato nel corso del 2013), ha dato origine così alla formazione del primo branco di lupo delle Alpi centro-orientali, caratterizzato peraltro dalla peculiarità di essere formato da soggetti fondatori provenienti da due popolazioni distinte (quella italiana e quella balcanica) separate tra loro da oltre due secoli. Ulteriori segnalazioni di altri soggetti di lupo nelle vicine regioni del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia concorrono a definire chiaramente un contesto di progressiva espansione della specie nei settori centro-orientali dell’arco alpino.

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Per questa specie, l’Amministrazione regionale Trentina ha ritenuto riproporre le strategie sviluppate per la specie orso: garanzia del regime di protezione; azione di sensibilizzazione nei confronti delle comunità locali; apprestamento di un idoneo sistema gestionale.

Il crescente numero di danni, che si accompagna alle difficoltà registrate nell’avviare la pratica della prevenzione dei danni, unito alle sempre più frequenti notizie di presenza di esemplari di lupo nel territorio regionale, (notizie spesso amplificate in maniera allarmistica dai media), delineano una situazione che viene percepita da tutti (residenti ed opinione pubblica), come emergenziale e necessitante di un intervento straordinario da parte dell’Amministrazione regionale con l’adozione di un Piano di gestione che possa in qualche modo “mitigare” gli specifici conflitti sociali ed economici, sempre più manifesti nelle zone del territorio interessate dalla presenza del lupo.

Questo magnifico animale segue la sua natura, antica quanto il mondo e sta ripopolando il suo territorio, quello che un tempo non molto lontano fu suo e che gli fu usurpato dall’arrivo dell’uomo e della sua civiltà. Un altro grave problema che spinge il lupo a predare greggi, oltre che all’istinto di sopravvivenza, è proprio la riduzione di territorio, sempre più ristretto dalla costruzione di impianti sciistici e aree di insediamento umano che, seppur necessarie, hanno “portato via” terra alla sua area di caccia.

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Ma bisogna anche mettersi nei panni degli allevatori e pastori di Fassa, che si vedono uccidere i propri animali.

Prede indifese, spesso cani, pecore, capre, manze e asine, che non sono abituate ad un incontro con un carnivoro di grandi dimensioni. Sono animali spesso cresciuti in cattività, in una stalla o allevamento, quindi non più “abituati” all’allerta, a quel campanello d’allarme interno che dovrebbero aver sviluppato. Ovviamente il pericolo in natura è un riflesso innato, un istinto naturale che preavvisa anche l’uomo della pericolosità di un evento o una situazione imminente; ma quando il lupo attacca o mira la sua preda, poco è il margine di vittoria per la malcapitata vittima.

Allora che fare? A livello nazionale, attualmente, il Lupo, come l’orso, è compreso tra le specie “particolarmente protette” e sono previste sanzioni penali nel caso di abbattimento. La L.P. n. 24/91 (e successive modifiche ed integrazioni) prevede la protezione a livello provinciale della specie e la prevenzione e l’indennizzo degli eventuali danni da essa provocati al patrimonio agrozootecnico (Art. 33). Secondo l’Art.26 della legge quadro sulla protezione della fauna selvatica n. 157 del 1992, infatti, Il proprietario o il conduttore del fondo e’ tenuto a denunciare tempestivamente i danni al comitato, che procede entro trenta giorni alle relative verifiche   anche   mediante sopralluogo e ispezioni, e  nei  centottanta  giorni  successivi  alla liquidazione.

manza uccisa dal lupo a mazzin di fassa

Il risarcimento è per tutti e non solo per chi adotta le adeguate misure di prevenzione (reti metalliche a corrente elettrica, sorveglianza umana e cani da guardiania). chi non lo fa e allestisce ristoranti all’aperto per lupi affamati, naturalmente è libero di farlo, ma seppur la  Regione si impegna a risarcire, non sempre lo può fare in tempi celeri. L’indennizzo del danno subito può essere richiesto denunciandolo direttamente al Servizio Foreste e fauna o alle Stazioni e Uffici Distrettuali Forestali entro 24 ore dalla constatazione, al fine di attivare il personale forestale incaricato dell’eventuale sopralluogo e accertamento e la redazione del verbale. E’ necessario inoltrare al Servizio Foreste e fauna, entro 30 giorni dal sopralluogo o dalla constatazione del danno, l’apposita domanda/autocerticifazione fornita direttamente dall’accertatore o reperibile presso le Stazioni forestali. Il risarcimento è concesso in misura pari al 100% del danno stimato e la procedura viene conclusa entro 60 giorni dalla presentazione dell’istanza.

Le Alternative per “proteggere” maggiormente i propri animali, non vengono gradite da tutti gli allevatori e pastori , in quanto dichiarano ritardi nei pagamenti dei risarcimenti, oltre che a costi elevati per le recinzioni, con disagi enormi perché “non tutte le zone di alpeggio sono circoscritte e proteggibili con recinzioni elettriche o normali, come per esempio la Val Monzoni o Via del Pan a Canazei”.

Molti pastori ladini si dicono infatti scoraggiati e temono per le loro greggi e per i loro amati animali, sempre più esposti a pericoli ed alla predazione. Inoltre si dicono sfiduciati dal silenzio che li riguarda e sempre più inclini ad abbandonare gli alpeggi e le loro montagne, se non aiutati e supportati dalle istituzioni. Gli animali inoltre, appaiono terrorizzati, non producono molto latte e faticano ad addormentarsi a causa della presenza di questo predatore in zone che un tempo furono tranquille.

Soluzioni possibili su esempio dell’Alto Adige.

“Il lupo si può dire che torna spontaneamente e lo fa in modo forte” come racconta il Dr. Claudio Groff, Coordinatore Servizio Foreste e Fauna e Responsabile della Gestione dei Grandi Predarori della Provincia Autonoma di Trento. “Molte alternative a recinzioni adeguate e sorveglianza anche da parte di cani, ad oggi non ci sono, purtroppo.

Per gli ovini e caprini è più comune raggruppare gli animali in recinzioni la notte ed utilizzare grandi cani come pastori maremmani per la loro salvaguardia, oltre che alla guardia attiva di pastori; mentre per asini, bovini e cavalli questo non è qualcosa di usuale e richiede anche un certo investimento, sia economico che fisico. E’ pur vero anche che, ad oggi, questi tre elementi si sono dimostrati la prevenzione più efficace da utilizzare quale limitazione dei danni da predazione del lupo; dati confermati anche durante l’ultimo tavolo di confronto provinciale sul rapporto “orso e grandi predatori”.

Le misure di protezione delle greggi sono importanti per ridurre al minimo le possibili fonti di conflitto tra uomini e lupi, ma il vero salto di qualità è rappresentato dalla convivenza”. Una chimera? No un traguardo possibile grazie alla consapevolezza ed alla conoscenza di questo affascinante animale.

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E proprio in questa ottica di convivenza futura, qualcosa in più si sta facendo in alto Adige; dove attualmente, per monitorare il problema da vicino, La Provincia autonoma ha deciso di attivare un Servizio di Consulenza per la Protezione delle Greggi.

Il tutto è nato dopo l’avvistamento di due esemplari di lupi identificati in Val Badia, mentre tracce di questi animali sono state segnalate anche a Dobbiaco, in Alta Val di Non ed in Val d’Ultimo. “Il rapporto dell’uomo con i grandi predatori – dice l’assessore provinciale altoatesino Arnold Schuler – è una sfida, e la gestione del fenomeno è responsabilità di tutti e quindi è importante valutare i rischi per il bestiame e creare un piano per gestire il fenomeno.

Dai dati in nostro possesso – prosegue l’assessore Schuler – la presenza di questi animali è in crescita ed è quindi fondamentale fornire alla popolazione gli strumenti necessari a garantire la convivenza con l’uomo. Non ci si può limitare a consigli utili, ad esempio, su come proteggere le greggi, ma occorre un progetto a 360 gradi valido per tutto il territorio altoatesino”. Tra le iniziative più interessanti già attuate dal Sudtirol, spicca quella che ha riguardato 190 alunni delle scuole elementari e medie della Val d’Ultimo, zona nella quale il primo esemplare di lupo è stato avvistato 6 anni fa.

Il progetto, organizzato lo scorso autunno in Val d’Ultimo dall’Ufficio Provinciale Caccia e Pesca, con il coordinamento della biologa Eva Ladurner, ha consentito agli scolari di apprendere numerose nozioni circa la vita e il comportamento del lupo, anche per quello che riguarda la complicata convivenza con l’uomo. “Il nostro compito – hanno spiegato Davide Righetti e Martin Trafojer dell’Ufficio Caccia e Pesca – è quello di monitorare e registrare la presenza dei lupi attraverso trappole fotografiche e di effettuare analisi genetiche su campioni di pelo e di feci”.

I dati raccolti, che per quanto riguarda la Val d’Ultimo si limitano ai due esemplari maschi avvistati, vengono poi inviati al progetto Life WolfAlps, che si occupa di tutelare la presenza del lupo nell’arco alpino e che può contare su una dozzina di partner fra Italia e Slovenia. La mission è quella di sensibilizzare la popolazione e di far comprendere che anche i lupi sono parte della natura e dunque devono essere accettati e tutelati.

Inchiesta e servizio di Federica Giobbe

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il lupo sulle dolomiti free interpretation by predazzoblog

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convegno orso cai sat trento 2017

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