Questo articolo è già stato letto 1497 volte!
Basta con i rumorosi e puzzolenti generatori a gasolio: al rifugio Principe si volta pagina. «Esaurite alcune pendenze burocratiche saremo collegati con la rete elettrica dei paesi di Fassa» spiega il gestore Daniele Rosi. E così il rifugio, 2600 metri di quota, ai piedi del Catinaccio d’Antermoia, si fregia di un secondo record. Il primo è stato raggiunto tre anni fa con la realizzazione del condotto fognario che porta direttamente nelle rete nera di Pozza e di qui al depuratore. Era stata la Provincia di Bolzano a sollecitare i lavori per alcuni rifugi che sorgono sul confine geografico delle due provincie. Un lavoro delicato e costoso, in ambiente di alta montagna, aveva permesso l’interramento della rete nera. In quell’occasione era stato sistemato anche un tubo corrugato in plastica dove inserire i cavi elettrici. Nel mese di settembre i tecnici della Trenta hanno realizzato la linea a 900 Volt e allacciato il trasformatore nei pressi del rifugio. E’ richiesta una tensione così alta per ridurre le perdite vista la lunghezza del collegamento – affermano i tecnici. «Con il collegamento alla rete elettrica – spiega il gestore – manderemo in pensione il vecchio generatore rumoroso, inquinante e costoso. Inoltre eviteremo di portare in quota il gasolio e tutti gli interventi di manutenzione, specialmente nella stagione fredda». Il rifugio Principe, infatti, è uno dei pochi rifugi nelle Dolomiti, che apre nel periodo invernale, precisamente nei fine settimana di Marzo e Aprile. Non è facile mantenere operativa una struttura in mezzo alla neve. Eppure papà Sergio e il figlio Daniele si alternano ai fornelli e accolgono gli alpinisti che arrivano lassù rigorosamente con le pelli di foca. La fatica maggiore è portare i viveri freschi nello zaino superando con gli sci i 1100 metri di dislivello che separano il rifugio dalla frazione di Moncion.«Certamente – spiega papà Sergio – sarebbe più semplice restare in valle e lavorare come guida alpina, ma sono più di 25 anni che vivo in alta montagna e per me il rifugista più che un lavoro è una filosofia di vita». Il collegamento elettrico con la valle è costato quasi 48 mila euro coperto da un contributo provinciale per l’80%.Anche il rifugio Carlo Alberto, ai piedi delle torri del Vajolet, sarà collegato alla rete elettrica di valle. I lavori sulla rete nera sono stati completati lo scorso anno. Così i rifugi situati nell’ingresso principale al Catinaccio hanno ridotto considerevolmente il loro impatto ambientale.