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Luglio freddo e piovoso: una maledizione per rifugi e malghe. In quota si mastica amaro per le poche presenze. Luglio sta per essere archiviato e inizia la contabilità. Meno 20% di affluenze nei rifugi con un buon accesso. Per le strutture situate lontano da impianti di risalita o in alta montagna si arriva anche al 30%. «Tranquilli – sdrammatizza Angelo Iellici, del rifugio Larezila e vice presidente dell’associazione rifugi Trentino – la categoria non ha intenzione di chiedere lo stato di calamità. Però siamo preoccupati». Il mese era iniziato con ottime prospettive poi il tempo variabile, le nevicate in quota, acquazzoni e grandinate hanno tenuto distanti i turisti. Nei barlumi di sole chi va in montagna si concentra sui percorso classici, particolarmente la zona del Catinaccio, intasando i rifugi in fasce orarie ben limitate. «Anche questo – spiega Iellici – non fa bene alla categoria. L’affollamento eccessivo, i tempi rapidi di servizio non accontentano la clientela e non ci permettono di svolgere la missione a cui siamo chiamati, quella di “maestri della montagna”. In questa situazione l’ospite non spende e il rifugista non fidelizza». Il calo riguarda prevalentemente la clientela italiana. Gli stranieri invece tengono le posizioni anche grazie alla vetrina di Internet. I turisti italiani invece temono la pioggia e nei giorni di brutto tempo affollano annoiati il fondo valle.