Talmon rilancia la provincia ladina su modello svizzero

Da il 16 aprile 2009

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ladini2.jpg«Luis Durnwalder ha la presunzione di conoscere le vere aspirazioni del popola ladino». Emilio Talmon non si lascia intimidire dalla stroncatura del Landeshauptmann del Sudtirolo sul suo progetto di provincia ladina autonoma e rilancia. « Durnwalder apre le braccia alle genti di Col, Fodom e Ampezzo perché vanno a ingrossare il numero dei sudditi altoatesini, ma subito dopo è pronto a fare distinzioni tra veri e presunti ladini. Parole che fanno intravedere la paura che la sua gente segua i Freiheitlichen sulla strada dell’autodeterminazione». Parla come un torrente in piena Emilio Talmon fermamente convinto del suo progetto di provincia ladina su modello svizzero. «Certo, non ho paura di copiare da chi sa fare le cose bene». Allude all’esempio della confederazione elvetica cui egli tende. La sua provincia ladina, la terza dopo Trentino e Alto Adige dovrebbe contenere quattro cantoni con la propria parlata, un organo rappresentativo che farebbe poi riferimento a un governo provinciale ladino dotato di massima autonomia. Non solo motivazioni storiche e di generale rispetto di una cultura minoritaria spingono l’irruente fassano a elaborare tale progetto, ma anche aspetti squisitamente economici. «I ladini – spiega Talmon – sono circa 36 mila e l’80% vive di turismo. Nella provincia di Trento i fassani contribuiscono al 10% del Pil provinciale e godono in media di un ritorno pari al 1,5%. Belluno, Bolzano e Trento producono 300 milioni di kw/h di energia idroelettrica appannaggio però di aziende provinciali. Noi ladini siamo solo degli sfruttati». Di qui le simpatie con la Lega per un federalismo ancora più spinto che vada a toccare le stesse comunità di valle. «Non possiamo vivere con regole create per la valle dell’Adige, abbiamo bisogno di muoverci con ordinamenti che siano coerenti col territorio locale». Quindi no a vincoli urbanistici provinciali ma nuove regole per l’edificazione, la viabilità e l’energia. Tra le nuove proposte anche un “pass” estivo per le Dolomiti, una sorta di pedaggio da applicare nei mesi estivi per chi vuole visitare le quattro valli ladine con l’utilizzo preferenziale degli impianti a fune. Il tutto con un forte aggancio alle proprie radici perché, citando lo storico Frumenzio Ghetta «Un popolo senza storia è un popolo senza futuro». Più defilata la reazione dell’Ual (Unione autonomista ladina) che non vuole farsi trascinare in una polemica dal sapore elettorale. Tone Pollam, presidente dell’Istituto culturale ladino e per tanti anni alla guida dell’Union di Ladins de Fascia, ricorda solo il lungo percorso intrapreso dalla Valle di Fassa verso il riconoscimento dei propri diritti. Un cammino in salita che ha permesso di raggiungere obbiettivi importanti come quello di avere un rappresentante all’interno del consiglio provinciale. «Una conquista che mi pare gardenesi e badioti ancora non hanno».

About Gilberto Bonani

Corrispondente giornali Trentino, Vita Trentina e Avisio

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