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Il treno è bello. Al convengo di Transdolomites 2010 tenuto ieri presso il polo scolastico di Moena, tutti sono concordi: la scelta del treno è irreversibile. Il treno, dopo i pedoni, è lo strumento che occupa meno spazio, ancora più ridotto di una pista ciclabile. «Chi semina strade raccoglie traffico» è stato ripetuto. Il futuro quindi deve essere affidato a strumenti alternativi all’automobile. Più complesso però è stabilire quale tipo di treno scegliere nello specifico territorio del Trentino e in particolare sul tracciato delle valli di Fassa, Fiemme e Cembra. Secondo Massimo Girardi, presidente di Transdolomites e organizzatore dell’evento ci sono solo due modalità. Il primo è dato da un treno che segue l’andamento del territorio e tocca possibilmente tutti i paesi. Il secondo è quello proposto da Metroland che collega i due punti estremi, nel nostro caso Canazei e Trento, con fermate ridotte all’osso. I relatori, convenuti da Italia Svizzera e Austria, non hanno dubbi.«Il treno fa parte del paesaggio – ha detto Giorgio Stagni, Ferrovie Nord di Milano – mandarlo sottoterra è frutto di una progettazione volgare che non tiene conto di come è fatta la Terra». Sulla stessa lunghezza d’onda Thomas Baumgartner, svizzero delle Ferrovie Retiche. «Il successo del trasporto su rotaia dipende da un orario cadenzato, da fermate frequenti, interfacciamento con altre forme di trasporto, dalla tipologia di treni acquistata, dalle tariffe trasparenti e condivise con gli altri mezzi in rete. Ma non basta. Il treno deve offrire emozioni e trasformarsi in vetrina del paesaggio naturale e umano del territorio». Il treno quindi non va nascosto. Al contrario deve essere visibile. Non per nulla i treni delle Ferrovie Retiche sono rossi e corrono su viadotti da capogiro. Il treno inteso quindi non solo come mezzo di trasporto ma anche come strumento di promozione turistica. Vanni Ceola, ex presidente della Trentino Trasporti, ha definito Metroland un’idea affascinante e democratica perché dà ai cittadini del Trentino le stesse opportunità indipendentemente dal luogo di residenza. Ha elencato però una serie di limiti tra cui la difficoltà di sistemare le tonnellate di detriti rubati alle montagne, al pericolo di incidere sulle sorgenti e sui corsi d’acqua di superficie. Ma anche Il trenino proposto da Transdolomites ha i suoi problemi. Alfredo Weiss, presidente della Marcialonga ha manifestato tutti i suoi timori per un treno che va a occupare un argine dell’Avisio. Ha chiesto quindi alla Qnex di Bolzano che ha elaborato il primo studio del trenino delle valli dell’Avisio di riprendere l’analisi nel tratto fassano. In Val di Cembra l’idea è accolta con grande entusiasmo ma si discute già su quale versante tracciare la strada ferrata. Transdolomites, indipendentemente dalla tipologia di collegamento proposto ha comunque un merito: quello di aver fatto crescere dal basso un movimento per una mobilità alternativa a quella privata. C’è il rammarico che la politica sia assente da questa discussione. «Nonostante le molte occasioni – ha detto il sindaco di Ziano Fabio Vanzetta – non siamo mai riusciti a incrociare amministratori locali e provinciali». Ma non è solo la politica a essere assente. Anche il mondo del turismo ieri era scarsamente rappresentato. Eppure discutere su una mobilità alternativa è strategico per il futuro del turismo.
l'ors
23 ottobre 2010 at 16:11
volenti o nolenti le valli avisiane benchè profondamente diverse ed oguna con la propria peculiarità dovranno comunque pensare ad una mobilità diversa da quella attuale.
il trenino dell’avisio sarà uno strumento che riuscirà a coniugare all’interno delle valli il diritto ad una mobilità moderna, per tutti, ed ecocompatibile, con risultati in termini economici, sociali ed ecologici impensabili.