Rinvenuto lo scheletro di un soldato alpino al Costabella – Video

Da il 30 giugno 2015
scheletro alpino prima guerra al costabella fassa

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CRESTA DI COSTABELLA (Passo San Pellegrino) - A cento anni dall’inizio delle battaglie sulle Alpi, dalle morene della cresta di Costabella emerge lo scheletro quasi intatto di un giovane Alpino.

Le ha ritrovate il 57enne Livio De Francesco di Moena e noto ben oltre i confini della Val di Fassa per la sua più che trentennale attività di «recuperante» sulle montagne della Grande Guerra. «Non ho dubbi che si tratti di un soldato italiano. Qui operava la 56esima divisione. Lo capisco dai resti degli scarponi, dal tipo di munizioni per il fucile modello ‘91, dalla bomba a mano Sipe, che ho recuperato attorno allo scheletro», ci dice De Francesco, che tra l’altro cura e restaura il dedalo di trincee, gallerie e casematte costruite dai due eserciti un secolo fa sul Costabella.

Con lui tre giorni fa siamo saliti alle pendici della cresta, una zona sassosa, impervia. Circa trecento metri più in alto, contro il cielo si notano le bocche delle gallerie scavate dai soldati, le rocce sono annerite dalla ruggine dei vecchi fili spinati, dai frammenti di ferro, le schegge delle bombe, le assi marcite dei baraccamenti. «Era un uomo giovane, forte, lo smalto dei denti è in ottimo stato. Era alto almeno un metro e ottanta», aggiunge. Uno dei tanti giovani dei due eserciti che non è più tornato. Tanti elementi lasciano pensare che sia morto negli attacchi italiani del giugno-luglio 1915. «In quel periodo i comandi italiani cercavano di attestarsi sulle cime e le creste più alte che controllavano la Val Cordevole e potevano aprire un eventuale passaggio di avanzata verso Bolzano», racconta Michele Simonetti-Federspiel, esperto di storia locale e curatore del “Museo della Gran Vera” di Moena.

Simonetti a sua volta è voluto venire a vedere il ritrovamento di De Francesco. Osserva con attenzione gli oggetti recuperati. In particolare si sofferma su di una sorta di rampino in ferro fissato su di un manico di legno spezzato. «Probabilmente questo soldato era assieme ad una pattuglia di assaltatori. Il rampino serviva per fissare le scale alla roccia ripida e facilitare l’assalto ai compagni che seguivano», dice.

La giornata è perfetta, il sole illumina le vette, fa brillare l’erba ancora intrisa di brina. Più in basso decine di turisti vengono scaricati dalla seggiovia sui prati alti che dominano il Passo di San Pellegrino. Molti verranno e percorrere le vie ferrate costruite seguendo le tracce dei percorsi di guerra.

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