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Dopo quindici anni è tornata la mostra dell’artigianato della Valle di Fassa. Nei giorni scorsi, presso il teatro Navalge, è stato riproposta l’esposizione di campionari appartenenti a un settore non particolarmente in evidenza ma senza dubbio molto vivace. «Il comparto dell’artigianato valligiano – ha detto il presidente comprensoriale Massimo Debertol – è fondamentale per la nostra economia in quanto partner diretto dell’industria turistica che è il settore trainante. Purtroppo oggi dobbiamo fare i conti con la crisi più importante e severa del dopoguerra. Nonostante la contrazione del volume degli affari – ha proseguito – il mondo dell’artigianato trentino e valligiano non sembra particolarmente provato, segno della solidità delle nostre imprese e dei nostri artigiani che sanno difendersi con impegno e forza di volontà». La mostra ha un duplice scopo. Il primo è quello di testimoniare alla comunità locale e ai turisti la presenza di artigiani impegnati in diversi settori. Il secondo è far capire che l’artigianato valligiano dimostra di sapersi adeguare ai tempi, adottando tecnologie d’avanguardia. In Valle di Fassa sono 320 le aziende artigiane che operano prevalentemente nel campo del legno, dell’impiantistica e dell’edilizia, ma non manca il settore alimentare e dolciario. Nello scorso anno, nonostante la diminuzione del costo delle materie prime e del denaro diverse aziende avevano accusato una riduzione di richieste d’intervento. Poi la paura generalizzata ha lasciato il posto a un cauto ottimismo e il mercato è tornato ad animarsi. Il problema ancora irrisolto per questo settore è la manodopera qualificata che ancora manca in valle. C’è quindi la necessità di ricercare personale al di fuori dell’eseguo bacino valligiano. Complessivamente gran parte dei settori produttivi di Fassa dipendono da manodopera esterna. Una conferma viene dal centro per l’impiego di Pozza che in un anno gestisce tra le nove e dieci mila pratiche d’assunzione, cioè circa la consistenza della popolazione di Fassa. Se togliamo gente in età, bambini e studenti, comprendiamo subito che senza l’apporto di persone che vengono da altre regioni d’Italia e da paesi comunitari ed extracomunitari l’economia fassana non andrebbe lontano. Il problema è quello di superare il lavoro stagionale per dare maggiore continuità di rapporto sia al lavoratore che all’imprenditore. Questo permetterebbe di aumentare la qualità del lavoro, fattore indispensabile nell’artigianato dove gioca ancora molto la manualità e l’esperienza, unita alla voglia di innovare. Purtroppo c’è maggiore disponibilità a impegnarsi in lavori stagionali che permettono di rimediare l’indennità di disoccupazione mentre è più impegnativo seguire un’impresa artigiana per undici mesi filati…