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Gli interventi riguardanti i temi della mobilità occupano sempre maggior spazio sulle pagine dei giornali in regione e fuori regione. E’ il segno di una crescente attenzione al problema traffico in ambiente urbano e nelle periferie.
Emergono sempre più elementi di riflessione molto interessanti e di grande spessore ma poi nel momento in cui si deve aggredire il fenomeno traffico al cuore con decisioni di alto profilo , coraggio e visioni spalmate nel tempo , ecco che nella sostanza si continua a girare attorno al problema con un approccio puntuale mirante a vivere alla giornata e con decisioni basate più sulle iniziative dei singoli mirate più alla difesa dei propri campanili anziché puntare a progetti aggreganti che rispondano ad interessi comuni.
Così ad es. nell’intento di giungere ad una decisione condivisa innovativa per la mobilità sui passi dolomitici , il tutto si riduce ad una serie di no confidando sostanzialmente nell’auspicio della messa in esercizio di qualche mezzo ecologico; ma cosa si intende per ecologico? L’elettrico, l’idrogeno , il metano??? Questo, dimenticando che se c’è una soluzione “vecchia” ma sempre innovativa ed ecologica per eccellenza , questa è la ferrovia a trazione elettrica che non genera emissioni, silenziosa e rinnovabile . Rinnovabile perché se pensiamo ad un eventuale treno delle valli dell’Avisio due convogli in discesa possono produrre l’energia per permettere la risalita di un convoglio .
Tornando ai veicoli senza emissioni , in Svizzera in certe località di montagna è diffuso l’utilizzo delle navette elettriche nei centri abitati ma questo modello sta in piedi perché il territorio è ben servito a valle fino in quota dalla ferrovia che svolge la funzione di primo livello della mobilità.
Dobbiamo renderci conto che i tempi dei piccoli passi sono finiti , che una sommatoria di azioni di livello comunale non porta a niente. Serve una forte regia che parta come minimo dal livello provinciale per poi strutturarsi al livello regionale e sovraregionale e alpino.
A capo di ciò serve una forte leadership politica innovativa , un leader sul modello di Oss. Mazzurana, del Lanzerotti che il merito di questo approccio lo possedevano già più di cento anni fa perché il loro progetto contemplava un piano strategico globale della mobilità innovativa ferroviaria per il Trentino, per le Dolomiti ed oltre. Assieme all’Ing. Marco Baudracco possono essere visti come i precursori dell’idea della Macroregione Alpina , di Metroland, e dello stesso PRG di Trento di allora e di oggi.
Venerdì 4 marzo, notizia pubblicata dalla Fondazione Dolimiti UNESCO, la Giunta provinciale di Trento , su proposta dell’Assessore Mauro Gilmozzi , ha approvato la Strategia Complessiva di Gestione del Sito UNESCO Dolimiti.
Elaborata dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, la Strategia Complessiva di Gestione è lo strumento per promuovere ed implementare la gestione a rete del Bene Comune. 4 sono i “pilastri” su cui poggia la Strategia Complessiva di Gestione: Patrimonio (conservare gli eccezionali valori universali per un territorio orientato al Patrimonio Mondiale), Esperienza (valorizzare l’esperienza di visita per un turismo sostenibile orientato al Patrimonio Mondiale), Comunità (accrescere la consapevolezza locale per una comunità rivolta al Patrimonio Mondiale), Sistema (coordinare le attività gestionali per una governance rivolta al Patrimonio Mondiale).
Dei “ pilastri “ individuati, quello riguardante la Comunità, ossia la consapevolezza del senso di Patrimonio Mondiale a mio avviso è strategico per fare rete e individuare gli obiettivi comuni e le soluzioni da adottare.
A questi elementi di alto profilo aggiungo le indicazioni date dall’Assessore Carlo Daldoss in occasione della visita al Comun General de Fascia il 25 febbraio scorso . In particolare, fermare il consumo di territorio e riqualificare l’esistente, confermare e potenziare la centralità del paesaggio sono gli obiettivi che ragionando in termini di mobilità hanno una forte valenza per il territorio dolomitico e alpino.
Quando ragioniamo di consumo del territorio, dobbiamo renderci conto di quanto territorio sia stato sacrificato alla costruzione di strade senza incidere minimamente sul problema traffico. Anzi lo si è incentivato.
Al giorno d’oggi focalizzarsi ancora sulla realizzazione di parcheggi di attestamento all’ingresso delle città, così come per filtrare il traffico diretto ai passi dolomitici è antistorico ed un ulteriore incentivo all’uso di nuovo territorio in funzione della mobilità privata.
Basta guardare come sta cambiando il mondo per rendersi conto che il modo di utilizzare l’auto andrà ridimensionandosi attraverso la riduzione dell’utilizzo dell’auto privata. Ci sono già oggi tanti esempi che dimostrano che i parcheggi esistenti cominciano ad essere in esubero perché sottoutilizzati.
Questo perché sempre più si investe in servizi. La ferrovia si sta evolvendo sempre più secondo un modello metropolitano non solo nelle città ma anche da e per le periferie. Sarà sempre più il modello proponibile anche per le Dolomiti e per le Alpi dove non contano tanto i chilometri che si percorrono bensì il numero di viaggi.
Se vogliamo essere concreti e pianificare il futuro secondo questi orientamenti dobbiamo iniziare a renderci conto che dal concepimento della visione incompiuta di Oss Mazzurana sono passati anche più di 120 anni .
Tale , se non di più , è il ritardo maturato nelle infrastrutture in ambito dolomitico e alpino.
Recuperare questo ritardo non è più una questione di “ mi piace- non mi piace “ ma una scelta di sopravvivenza che ammetto non si potrà colmare in un pugno di anni . Avrà bisogno di 10- 20 anni, non importa, ma dovrà per essere colmato
Sulla necessità di adottare questo orientamento credo fondamentale il Rapporto della Corte dei Conti del 23.04. 2010 sullo stato di realizzazione di sistemi di trasporto rapido di massa a guida vincolata nelle aree urbane italiane. In questo documento viene messo in evidenza il rilevantissimo ritardo dell’Italia per le infrastrutture e offerta di trasporto collettivo.
Da un lato gli sprechi nella programmazione di opere costose senza un’analisi di costi benefici. Dall’altra la presenza di politiche frammentate in assenza di un recupero di orizzonte strategico. Tutta questa sommatoria di inefficienze associate all’assenza di una visione unitaria e integrata sui problemi della mobilità producono un forte impatto economico, sociale , ambientale .
Guardando al Rapporto della Corte dei Conti ed al dibattito sul futuro del PRG della città di Trento , le osservazioni della Corte dei Conti devono essere spalmate su tutto il territorio della Provincia di Trento.
La nuova programmazione urbanistica della città non può dimenticare il ruolo strategico dei trasporti, l’accessibilità alla città e da essa la raggiungibilità delle periferie.
Ecco allora che l’idea della ruota a raggera a cavallo del 1800 e inizio del 1900 che vedeva Trento come perno ed i raggi le diagonali in direzione delle valli del Noce, Valle dell’Avisio, la Valsugana, il Logo di Garda dimostra la grande attualità di tale visione. Ecco perché il nuovo PRG di Trento non può essere fine a sé stesso ma deve avere una valenza provinciale , dolomitica e alpina.
Recuperare questo forte ritardo infrastrutturale ha un costo non indifferente ma rinunciarvi comporterà un costo maggiore.
E della forte necessità di investire se ne è parlato il 26 febbraio scorso a Bolzano in un convegno dedicato al Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici ( FEIS). Wilhelm Molterer, Direttore Esecutivo del FEIS ha spiegato che Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici costituisce uno dei filoni principali del cosiddetto Piano Juncker, con l’obiettivo di mobilitare potenzialmente non meno di 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi su base triennale per rilanciare la crescita e l’occupazione in Europa. Il FEIS concentrerà gli investimenti nelle infrastrutture, in particolare nella banda larga e nelle reti energetiche, nelle infrastrutture dei trasporti.
Il crollo degli investimenti nell’Unione Europea compresi tra il 17-50 % a seconda delle areee geografiche dell’U.E ha prodotto la disponibilità di un eccesso di liquidità dovuta al fatto che non si progetta quasi più.
Chiaro perciò l’invito a tornare a progettare ma non in ordine sparso. Servono progetti coordinati tra loro , bisogna costruire delle piattaforme, consorziare comuni e territori.
Nel dibattito che si è aperto in coda al convegno, il mio intervento ha messo in evidenza che Transdolomites questa piattaforma ce l’ha e che da tempo ci sta lavorando.
La visione di questa piattaforma è composta dall’Engadina, il Land Tirol, regione Lombardia , Sudtirolo, Trentino, Regione Veneto attraverso l’idea della rete ferroviaria che dovrebbe svilupparsi tra le Alpi, le Dolomiti e Venezia. Una piattaforma che può essere divisa un lotti progettuali funzionali tra loro che potrà portare alla realizzazione della visione globale del “ Treno delle Alpi “. E su questa piattaforma Transdolomites concentrerà la propria attività .
Cordialmente.
Massimo Girardi
Presidente di Transdolomites
Alberto SETTI
22 luglio 2016 at 10:36
Dott. Girardi buon giorno, mi riferisco all’articolo pubblicato settimana scorso su l’ADIGE per segnalarle i disagi da Lei non menzionati per raggiungere la Val di Fiemme ed in particolare Cavalese dove sono residente ma domiciliato a Milano- In primis non esiste un treno diretto che colleghi Milano con Trento o Bolzano. Esiste un collegamento a Bolzano e Trento che per raggiungere Cavalese impiega tempi biblici. Il solo collegamento è quella di utilizzare i treni locali (non diretti) da Verona P.N. con ORA e da qui con SAD giungere a destinazione. Le sembra possibile questo percorso atto a valorizzare CAVALESE ? Zona turistica che sta man mano morendo!!!!. Non esiste un’Agenzia Viaggi che consegni il biglietto ferroviario immediatamente ma lo consegna il giorno successivo perché fa capo all’Agenzia Guadagnini di Moena. E questo si chiama sviluppo del territorio? Cordialmente Alberto Setti