"La valanga in Marmolada poteva essere una tragedia"

Da il 2 maggio 2009

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bander.JPG« La valanga sulla Marmolada poteva essere una tragedia». Maurizio Dellantonio, capo del Soccorso Alpino del Trentino non ha dubbi. «L’evento è stato davvero eccezionale e si è abbattuto in un momento in cui la montagna era molto affollata». La massa nevosa che si è distaccata da Punta Penia è spaventosa. La traccia è lunga più di un chilometro e con un fronte di circa 400 metri. In alcuni punti ha raggiunto accumuli di circa dieci metri. Per ricordare qualcosa di simile bisogna tornare con la memoria al 1991 quando un giovane alpinista moenese, Riccardo Bazzocco, perse la vita affrontando lo stesso vallone che porta al passaggio delle «Roccette». Domenica i soccorritori hanno rinvenuto i due malcapitati escursionisti, che calzavano racchette da neve , all’incirca nello stesso punto dove, 18 anni fa, il fiuto dei cani aveva individuato il corpo senza vita di Riccardo Bazzocco. Quella volta furono solo due gli alpinisti coinvolti, mentre domenica la valanga ha interessato un numero maggiore di persone anche se quasi tutti sono riusciti, quasi per miracolo, a sfuggire alla morsa della neve. «Da tempo mi astengo dall’esprimere giudizi sugli incidenti in montagna. E’ troppo facile – spiega Dellantonio – fare il processo ai comportamenti delle persone dopo un evento tragico. Certamente sono le conseguenze di un inverno molto particolare, non solo per la quantità di neve caduta, ma anche per le singolarità delle nevicate, quasi sempre abbondanti, e l’azione del vento che ha spirato in tutte le direzioni creando zone di accumulo visibili anche a occhio nudo. Ci troviamo poi a una quota elevata dove la trasformazione della neve procede a rilento aumentando quindi l’instabilità del manto nevoso. La valanga che si è staccata sotto Punta Penia poteva fermarsi più in alto. Probabilmente i due sfortunati alpinisti hanno pensato di essere al sicuro o forse, calzando le racchette da neve non sono riusciti a sfuggire lateralmente come hanno fatto altre persone impegnate nella salita». L’ipotesi è suffragata dal luogo dove i cani hanno fiutato i due malcapitati che si trovavano a pochi metri dal limite della valanga in un tratto in cui la larghezza complessiva era di 350 metri. «La macchina dei soccorsi è stata imponente – spiega Maurizio Dellantonio – e giustificata dal numero di persone che potenzialmente potevano essere state coinvolte». In poco tempo sono arrivati cinque elicotteri ( due dei Vigili del Fuoco di Trento, uno di Treviso, uno di Belluno a cui si è aggiunto l’elicottero leggero della Guardia di Finanza). Una spola continua ha portato gli uomini del Soccorso alpino di Fiemme, Fassa e Belluno con le unità cinofile della Polizia di Stato. Alla base degli impianti un’autolettiga della Croce Bianca di Canazei e i Vigili del Fuoco volontari. Un assembramento mai visto in Marmolada a cui poi si è aggiunta la folla di curiosi e turisti di passaggio che hanno creato difficoltà ai mezzi di soccorso. « Nonostante i molti interventi svolti nel corso di questo anomalo inverno, se paragonato agli anni passati, ritengo che potevano essere più numerosi gli incidenti provocati da valanghe. Scorrendo le statistiche gli aiuti portati agli scialpinisti, cioè a coloro che si muovono lontano dalle piste con sci e pelli di foca, sono stati contenuti. Un segno che la cultura dell’autoprotezione promossa dal Soccorso alpino dà i suoi frutti».

About Gilberto Bonani

Corrispondente giornali Trentino, Vita Trentina e Avisio

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