Intervenire sempre e comunque? In Valle di Fassa si discute sui soccorsi

Da il 28 dicembre 2009

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Intervenire sempre e comunque o valutare di volta in volta l’utilizzo degli uomini nei soccorsi?

La tragedia della Val Lasties rinfocola il confronto di due linee di pensiero che da anni si fronteggiano.

«Un dibattito – spiega Valerio Zani, vicepresidente del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) – mai sopito e che puntualmente si ripresenta ogni volta che dei volontari perdono la vita nel corso di un intervento». Se ne discute oggi a Canazei e si riprende quello dallo scorso agosto quando un elicottero del Suem, il servizio medico di urgenza ed emergenza medica del 118, era precipitato sul monte Faloria, in località Rio Gere, nel bellunese, mentre stava eseguendo un sorvolo per controllare una frana.

Anche in quella occasione i pareri furono contrastanti. Era utile far alzare in volo un elicottero in quelle condizioni meteo o era meglio aspettare? Oggi il dilemma è lo stesso. Ha senso far muovere una squadra di soccorso quando ormai era buio e con rischio valanghe inchiodato a livello quattro per sondare una valanga caduta alcune ore precedenti? Per il sindaco Fernando Riz, ma anche ex – presidente della Croce Bianca di Canazei, si poteva attendere. «Il rischio marcato di valanghe doveva trattenere la generosità di uomini che conoscevano la montagna e le sue insidie. La notte poi rende tutto più difficile, anche la valutazione del pericolo».

Il manipolo dei sette uomini che componevano la squadra di soccorso, aveva soppesato le condizioni avverse: erano professionisti che conoscevano la Val Lasties per averla praticata in tutte le stagioni. Avevano poi scelto la strategia più logica: scendere nella valle dall’alto. Questa linea d’intervento avrebbe permesso di staccare con gli sci gli strati di neve instabile che sarebbe scesa a valle prima di loro.

Nessuno ha ipotizzato il crollo spontaneo di un cornicione che ha trascinato, in una tremenda reazione a catena, la coltre nevosa della montagna. « Non esiste un protocollo – spiega Valerio Zani – che indichi quello che bisogna fare e quello che invece è da evitare.

Ogni soccorso ha una sua storia e non avrebbe senso imbrigliare in norme situazioni complesse che richiedono non una procedura standard ma una soluzione flessibile dettata dalle contingenze». E se i soccorritori avessero rinunciato a intervenire aspettando la luce del giorno successivo?

Certo l’uso dell’elicottero avrebbe evitato la morte dei soccorritori ma come allontanare il tarlo di abbandonare persone, a una morte lenta? Guido Bertolaso, il responsabile della Protezione civile non ha dubbi quando ha commentato la morte dei quattro volontari del Soccorso Alpino.

«Sono stufo – ha detto – che i nostri soccorritori perdano la vita perché le persone vanno a fare escursioni in modo sprovveduto e senza tenere conto degli allarmi». «Oltre alle emergenze legate alle alluvioni – ha proseguito – c’è anche il dolore per i nostri ragazzi morti in Trentino per cercare di salvare la vita ad altri.

Basta morire per gli errori di altri».

Risultati immagini per funerali  val lasties

About Gilberto Bonani

Corrispondente giornali Trentino, Vita Trentina e Avisio

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