Il Navalge di Moena rimane un teatro fantasma

Da il 28 novembre 2008

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navalgeinverno-004.jpgLa telenovela di Navalge non è finita. Anche per questo inverno il teatro, iniziato in pompa magna nel 1997, sarà ancora un edificio fantasma. «Segnalo pubblicamente e ufficialmente l’insoddisfazione del Comune per la tempistica degli appalti e delle procedure amministrative che sono andate oltre ogni legittima e prudente necessità temporale». Le parole del sindaco Riccardo Franceschetti sono pacate ma celano una rabbia a lungo sopita. «Da parte di questa Amministrazione – continua – c’è stato sempre un atteggiamento costruttivo e paziente, ma ora chiedo tempi certi e risposte definitive per la conclusione di una vicenda da “commedia all’italiana”».  Mancano i corpi illuminanti, i rivestimenti fono assorbenti, le piattaforme elevatrici di palco, i tendaggi. Ma, soprattutto, non ci sono le poltroncine su cui far sedere gli spettatori. Operatori economici e gente comune guardano sempre con più sospetto questa opera faraonica dalla vita così travagliata. Sono molti a giudicarla un edificio a forte impatto ambientale, ma soprattutto inutile. Tanto inutile e costoso da consigliare addirittura la sua demolizione.  Di Navalge si discute già con toni accesi a partire dagli anni Settanta. Il cantiere apre nel giugno 1997 quando la ditta Bonatti di Parma si aggiudica l’appalto. Primo stop del cantiere nella primavera del 2000 perché la somma iniziale stanziata (quasi18 miliardi di lire) è stata completamente prosciugata. C’è la scatola in muratura e i parcheggi interrati. Rimangono da realizzare i lavori più onerosi ma meno remunerativi per le imprese. Nel giugno del 2001 è la Giunta provinciale, su proposta dello scomparso assessore Sergio Casagranda, che dà il via libera a un contributo integrativo di 15 miliardi e 795 milioni di lire, denaro che dovrà servire a «interventi di somma urgenza per evitare gravi danni alla costruzione, nonché completare i lavori edili e impiantistici, la finitura dell’autorimessa e l’arredamento». Durante la lunga sospensione dei lavori l’acqua del vicino torrente Avisio ha provocato preoccupanti infiltrazioni ed è urgente mettere in sicurezza impianti e centrale termica. La gara d’appalto nel giugno 2003 va deserta. Nessuna ditta vuole subentrare in un lavoro iniziato da altri. La contabilità è in disordine mentre il progettista Albert Colz, dopo il suo allontanamento, è impegnato in una dura vertenza con il Comprensorio ladino di Fassa.  La direzione dei lavori è affidata all’architetto Carlo Gandini e il successivo appalto è vinto dalla ditta Jobstraibizer di Marter (Roncegno) mentre il completamento delle opere tecniche è affidato ad altre due imprese (Dalcolmo e Bendetti) per gli impianti termosanitari ed elettrici. Sembra che l’opera debba tagliare il sospirato traguardo nel 2006, poi si assicura che il 2007 sarà determinante ma gli ultimi lavori, quelli degli arredi, non sono mai partiti. Ora siamo al Natale del 2008 e la situazione è immutata. Dopo cinque varianti progettuali, altrettante proroghe e un doppio contributo per complessivi 33 miliardi e 347 milioni delle vecchie lire Navalge è ancora la grande opera incompiuta.

About Gilberto Bonani

Corrispondente giornali Trentino, Vita Trentina e Avisio

2 Commenti

  1. marco

    28 novembre 2008 at 22:27

    siamo alle solite ancora soldi e per che cosa? cosa ne faremo di questo mostro? chi lo gestirà? quanto ci costerà? dovremo sicuramente ancora mettere mani al portafogli…..
    ma quando smetteremo di non programmare il futuro del paese.
    paese che è vecchio e per colpa dei soliti ……. che da anni gestiscono nell’ombra le sorti del paese , dandone una senzazione di sedentarietà ed inefficenza.
    vedi il progetto del trenino estivo, del progetto faraonico ( un’altro……) del campo da golf. e achi giova tutto ciò? ai soliti amici del quartierino.
    continuiamo così …
    Marco F.

  2. Paolo C

    2 febbraio 2009 at 18:34

    La demolizione sarebbe sicuramente una soluzione auspicabile.

    in quell’area al posto del teatro si potrebbe costruire inpianto di risalita che permetta ai turisti di recarsi sulle piste del Lusia senza prendere un mezzo e quindi riducendo ulteriormente il traffico.

    Magari utilizzando la parte sottostante per fare una piscina pubblica che guarda verso i campi da tennis/pattinaggio invernale

    Dubito che una soluzione così drastica verrà mai presa. Suggerirei, fino a quando non si decida di abbattere l’ecomostro, di circondare la struttura con degli alberi ad alto fusto che ne nascondano il più possibile la facciata.

    Chiedere i danni a chi lo ha progettato e agli amministratori che lo hanno approvato?

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